Il ferro
battuto fa parte della tradizione estetica mediterranea, di quella
più spettacolare, e penso ai balconi barocchi di Martina
Franca e di Lecce, a quelli bombati di Tunisi, alle volute dei
cancelli di Palma di Montechiaro…Sembra quasi che i manufatti
in ferro con i loro arabeschi, leggeri come tele di ragno, contraddicono
la natura greve del materiale originario. Ripensare oggi il ferro
battuto significa considerare due concetti chiave della nostra
contemporaneità: la leggerezza e la materialità.
E contemporaneamente riflettere su due bisogni: quello di riavvicinarsi
ai materiali archetipi, collegati a una secolare tradizione, per
recuperare le radici che ci legano a una storia costruita dalla
mano dell'uomo e quello di ritrovare la leggerezza. Una leggerezza
fisica, contrapposta alla pesantezza, ma non immateriale. Non
fuga ma presenza leggiadra. Il compito dei progettisti chiamati
a interpretare questo materiale è stato essenzialmente
quello di coniugare materialità e leggerezza, provando
a immaginare nuove volute nelle quali il ferro potesse stemperare
la sua gravità. Compito non facile, perché la materia
si propone con il peso di un passato stilistico connotato e quasi
ineluttabile. E il fatto a mano si rivela sovente un freno ad
affrontare nuove rotte, suggerendo la facile via delle forme tradizionali.eppure
la variegata collezione riesce a inaugurare un genere nuovo, ponendosi
nel panorama delle operazioni di design artigianale con una fisionomia
autentica e non di maniera, come le tante che altro non sono che
variazioni a tema. Non appare eclettica, sebbene la personalità
dei singoli progetti emerga acutamente, grazie al filo conduttore
rappresentato dalla materia e dalla tecnica esecutiva. La si può
dire simile a un'aiuola di fiori variopinti e non certo a un giardino
di sterpaglie, dove ogni gramigna cresce in libertà. Tra
i pezzi molti si richiamano all'universo animale e vegetale: uccelli,
girasoli, ali di farfalla… analogie che alludono con immediatezza
alla leggerezza; altri invece reinterpretano fregi e grottesche,
creando una sorta di nuovo alfabeto decorativo. Nel complesso
la nota dominante risulta la vena poetica, talvolta leggermente
naif, che trasforma una testiera di letto in un volo di uccelli,
un portaombrelli in una sorta di girasole, un appendiabiti in
un ciuffo di canne frementi… In sintesi sembra che la maggior
parte dei progettisti, salvo quelli che hanno inteso riaffermare
la “grevità” del materiale, utilizzando spessori
più consistenti, abbiano lavorato il ferro battuto alla
stregua di un nastro di zucchero filato, restituendo un'immagine
di flessibilità e lievità |